Baptiste Morizot, La pista animale
Abitare il bosco è una pratica GEOPOLITICA.
“Chi abita qui? Come vive? Come fa territorio in questo mondo? In quali modi la sua azione impatta con la mia vita, e viceversa? Quali sono i nostri punti di frizione, le nostre possibili alleanze e regole di coabitazione da inventare per vivere in armonia?
Possiamo domandarci che caratteristiche assume il problema politico fondamentale di condividere un mondo comune con dei non umani. Se la pianificazione immateriale del territorio da parte degli esseri viventi è costituita dalle abitudini, allora il problema politico diventa quello di comporci con queste abitudini in habitat intrecciati e sovrapposti. […] è una coabitudine, una coevoluzione tra abitudini di diverse forme di vita, che prende forma di una alleanza oggettiva, ovvero di un mutualismo.
[…] Non c’è nulla di primitivista in questo approccio: sono le specificità contemporanee di quello che alcuni chiamano Antropocene e non il fatto di essere tornati al Pleistocene, a esigere questa diplomazia; l’Antropocene è la nostra nuova era, una nuova forma di coabitazione tra specie differenti sulla superficie di una Terra diventata affollata, intricata, connessa. Un’era di mutua vulnerabilità, in cui gli esseri più selvatici coabitano tra noi, toccati dagli effetti delle nostre attività, dall’urbanizzazione al cambiamento climatico, integrando come possono queste trasformazioni nelle loro forme di vita, su cui non abbiamo alcuna presa.
Non si tratta di una natura vergine o intatta nel cuore della foresta, lontana dalle città. Non si tratta nemmeno di una natura pienamente organizzata, resa artificiale, messa al lavoro dall’industrializzazione e dall’economia capitalista. Si tratta di tutt’altro rispetto alla vecchia natura: territori viventi profondamente costituiti e trasformati dalle attività umane, in cui gli esseri viventi non hanno però perduto il loro vivo potere di tornare in gioco, ovvero di ricomporre nuove relazioni con le altre specie, con gli esseri umani, nuovi comportamenti, nuove direzioni evolutive. E questo, a prescindere dall’eredità di distruzione emersa dalla nostra storia. La nuova era torna dunque a tracciare nelle trame dell’Antropocene, o, seguendo la formula più gioiosamente apocalittica di Anna Tsing, a tracciare nelle “rovine del capitalismo.”